La storia del misterioso palazzo di via D’Amelio

Palazzo di via D'Amelio

Dove erano appostati i killer che il 19 luglio 1992 fecero esplodere la 126 imbottita di tritolo che uccise Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta? Forse sul tetto di un palazzo in costruzione, distante poche centinaia di metri da via D’Amelio e con una visuale perfetta sul teatro della strage. Quel palazzo, di proprietà di alcuni mafiosi, fu ispezionato da Mario Ravidà, un ispettore della Criminalpol di Catania, ma la sua relazione di servizio fu ignorata, se non insabbiata, e il palazzo di via D’Amelio sparì dalle indagini. Oggi, per la prima volta, Ravidà racconta cosa vide nell’intervista esclusiva di Walter Molino per Servizio Pubblico, il programma condotto da Michele Santoro: “Quando arrivammo sul posto ipotizzammo che i killer si fossero posizionati su un edificio grigio disabitato a cui mancava ancora la terrazza, aveva un punto d’osservazione ampio e netto sulla strada che è costata la vita al giudice Borsellino. Entrammo nel palazzo e ci trovammo i fratelli Graziano, costruttori dell’immobile con precedenti penali tra cui associazione mafiosa” spiega Ravidà.