Inquinamento Ilva: il lavoro che uccide. La storia di chi resiste e si ammala a Taranto

inquinamento ilva
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Inquinamento Ilva: “Il nostro scopo a 18 anni era entrare in fabbrica. L’obiettivo di oggi è riconvertire tutto. Siamo stanchi di essere usati solo per il PIL nazionale e qui si muore. Lo Stato e i Riva hanno solo guadagnato sulla nostra pelle e sulla nostra città. Noi vogliamo le bonifiche per continuare a lavorare senza aver paura di morire” racconta un operaio di Taranto. La riconversione produttiva è distante anni luce e una delle baie più belle d’Italia resta deturpata dall’inquinamento. Andare via, però, non è un’opzione. “Non possiamo, altrimenti continuerebbero a speculare. Bisogna partecipare attivamente e quotidianamente. Siamo costretti a difendere un posto di lavoro che uccide”.

Inquinamento Ilva

La moglie dell’operaio, ammalata di tumore, è costretta a dure sedute di chemioterapia e guarda dall’ospedale le ciminiere dell’Ilva. “Fa rabbia, mi sono ammalata per questo? Taranto ormai è un registro dei tumori. C’è gente che non più allattare i figli perché fanno il test e trovano la diossina nel latte materno. Ci sono bambini che nascono con il tumore alla prostata. Io spesso penso di voler andar via da Taranto ma mio marito ama la sua città e vuole combattere per questo”.

Il reportage in esclusiva per Announo a cura di Valentina Parasecolo.