Propaganda Isis. Lo Stato islamico oltre la violenza

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Propaganda Isis. John Cantlie, giornalista britannico preso in ostaggio dall’Isis nel 2012, è seduto dietro a una scrivania e parla guardando dritto in camera. Si rivolge al “pubblico a casa” promettendo di rivelargli la verità sullo Stato islamico e sul coinvolgimento dei Paesi occidentali. “Ci sono due punti di vista in ogni storia. Vi mostrerò la verità su come i media occidentali stanno trascinando di nuovo l’opinione pubblica nell’abisso di un’altra guerra con lo Stato islamico. Dopo due conflitti disastrosi e impopolari in Afghanistan e in Iraq”.

Lo sguardo è sicuro, il tono è deciso. Cantlie parla con calma e determinazione. Per ora elenca solo gli argomenti che affronterà. Come in una serie televisiva, la spiegazione è rimandata “alle prossime puntate”.

Propaganda Isis: il primo episodio

Il giornalista britannico ostaggio dal 2012 spiega col solito linguaggio da web series che i Paesi occidentali stiano sottovalutando “la forza e lo zelo del loro oppositore”. E che stiano andando incontro a un “caos potenziale” come quello in Vietnam. “Lo Stato islamico non è formato da qualche truppa indisciplinata con pochi kalashnikov”, sostiene il giornalista. E come ogni serie che si rispetti dà appuntamento alla prossima puntata.

Propaganda Isis: il secondo episodio

John Cantlie è ancora protagonista nella seconda puntata della serie “Lend me your ears” firmata dall’esercito islamico. Questa volta l’attacco è diretto al presidente degli Stati Uniti. “Obama durante il tredicesimo anniversario degli attacchi dell’11 settembre – dice – ha chiarito la sua strategia per combattere lo Stato Islamico”.

Poi citando le parole del giornalista del New York Times, Peter Baker, il giornalista osserva: “Obama sta facendo precipitare gli Stati Uniti in uno dei conflitti più sanguinosi e tremendi. Da parte sua, lo Stato Islamico, sarà ben lieto di affrontare l’armata di Obama”, conclude l’ostaggio britannico.