Dentro al covo di Riina: parla il pentito Di Matteo

Santino Di Matteo
Santino Di Matteo
Santino Di Matteo sul mistero della mancata perquisizione del covo

“Io e Balduccio Di Maggio facevamo parte dello stesso mandamento”. Parla Santino Di Matteo, ex affiliato vicino ai corleonesi, oggi collaboratore di giustizia. Ha pagato il suo pentimento con la morte del figlio, Giuseppe, sciolto nell’acido il nel gennaio 1996 all’età di 15 anni.

Le parole di Santino Di Matteo

Il pentito ci riporta al mistero della mancata perquisizione del covo di Riina. Il boss arrestato nel gennaio 1993 proprio grazie a Balduccio Di Maggio, di cui Santino rievoca le parole. “Di Maggio mi disse che i carabinieri erano andati a svuotare la casa di Riina da alcuni documenti importanti. Balduccio sapeva cosa contenevano, ma non me l’ha potuto dire”.

L’intervista di Sandro Ruotolo in esclusiva per Servizio Pubblico.

La perquisizione del covo di Riina

Luca Cianferoni contro Travaglio. “Io credo che la perquisizione nel covo di Riina non ci sia mai stata. Ci sono delle sentenze. Vorrei difendere il generale Mori se si deve fare a Mori il processo d’appello. Vorrei difendere il generale”. Così Luca Cianferoni parlando della mancata perquisizione del covo di Totò Riina.

Pronta la risposta di Marco Travaglio. “L’unico dato certo è che un ufficiale di polizia giudiziaria dice al procuratore Caselli: ‘non perquisiamo il covo, sorvegliamolo’. Caselli si fa giurare che il covo sarà sorvegliato e lui lo stesso pomeriggio ritira tutta la sorveglianza e lascia il covo incustodito, affinché la mafia possa andare a perquisirlo al posto dello Stato”.