Napolitano e D’Ambrosio. Il mistero degli “indicibili accordi”

Napolitano e D’Ambrosio
Napolitano e D’Ambrosio

Napolitano e D’Ambrosio. “Sono il primo a desiderare che sia fatta luce sulle stragi” scriveva Loris D’Ambrosio, ex consigliere giuridico del Quirinale, a Giorgio Napolitano, il 18 giugno 2012. La lettera continuava citando un contributo al libro di Maria Falcone, sorella di Giovanni. “Non ho esitato a fare cenno a episodi del periodo 1989-1993 che mi preoccupano e fanno riflettere; che mi hanno portato a enucleare ipotesi. Solo ipotesi di cui ho detto anche ad altri. Quasi preso dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”.

Napolitano e D’Ambrosio

Ma cosa sono quegli indicibili accordi? Oggi, a più di due anni di distanza, il magistrato Vittorio Teresi commenta così queste parole. “Il contributo che Loris D’Ambrosio ha fornito al libro della Falcone non conteneva alcun accenno ai timori presenti nella lettera a Giorgio Napolitano”. Nino Di Matteo, invece, torna parla sulla mancata perquisizione del covo di Totò Riina. “Stiamo cercando di capire se è legata alla trattativa Stato-mafia. E ad altre vicende come la mancata cattura di Bernardo Provenzano e Nitto Santapaola”.

L’intervista di Sandro Ruotolo a Vittorio Teresi e Nino di Matteo. In esclusiva per Servizio Pubblico.