Italcarni Ghedi. Parla il sindaco: “Carne contaminata? Mucche vivono nella merda”

italcarni ghedi
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Sapevo che le immagini che vi abbiamo mostrato di quello che succedeva all’interno del “macello degli orrori” Italcarni avrebbero scosso le vostre coscienze. Difficilmente si può rimanere indifferenti davanti a mucche trascinate con la catena e buttate a terra da un muletto, oppure spinte a muoversi con una forca. Ma la bufera che si è scatenata non appena l’inchiesta è stata pubblicata contemporaneamente su Servizio Pubblico e sul Fatto quotidiano è andata oltre la mia immaginazione. Partiamo dalla fine: a Ghedi si sta alzando un coro che chiede le dimissioni del sindaco Borzi. Questo succede a seguito delle sue dichiarazioni, non sapendo di essere filmato, sul maltrattamento animale. Il sindaco è arrivato a dire che il vero maltrattamento animale è quello di “chi tratta il proprio cane come un essere umano”, anziché di chi usa catene e forca, come il proprietario del macello Italcarni. Che, guarda caso, è proprio il cognato del sindaco. Gruppi di animalisti e non solo si sono dati appuntamento questo sabato, fuori dal municipio, per manifestare il loro sdegno contro le frasi di Borzi. E hanno invitato i cittadini a portare con sé i propri cani e gatti. Sono in molti, inoltre, a chiedere al sindaco Borzi, che così potrebbe anche cogliere l’opportunità per segnare una presa di distanza dal suo parente acquisito, di costituire il comune di Ghedi parte civile nel processo. Se questo non succederà, però, i Radicali hanno annunciato che daranno assistenza legale ai cittadini che vorranno farlo. E Asso-Consum, un’associazione in difesa dei consumatori, ha annunciato che lo farà comunque. Perché oltre ai gravissimi episodi di maltrattamento animale, il pm Cassiani, il titolare dell’indagine, ritiene che sia stata messa in commercio carne contaminata. Sarebbero state proprio le pratiche di maltrattamento, infatti, a contaminare la carne, con presenza batterica fino a cinquanta volte quella consentita dalla legge. Gli animali, infatti, strisciavano tutti sullo stesso pavimento intriso di urine, feci e sangue di animali già macellati. In alcuni campioni l’Istituto zooprofilattico di Torino, che ha svolto le analisi, ha trovato due salmonelle pericolosissime, Livingstone e Agama, che possono portare alla morte. E la nostra inchiesta è arrivata dritta dritta in Parlamento. Mi hanno emozionata particolarmente le parole del deputato 5 Stelle Bernini, che in Aula ha detto che “quando tanti animali maltrattati agonizzano ignorati, siamo tutti colpevoli”. Walter Rizzetto ha presentato un’interrogazione rivolta alla Ministra Lorenzin, per chiederle come intenda procedere nei confronti di una Asl, quella di Brescia, che ha permesso a Italcarni di torturare gli animali e di mettere in commercio carne infetta, senza mai essere intervenuta. Tanto che su due veterinari, oggi, pende la richiesta di rinvio a giudizio. Sarebbe troppo facile, però, se circoscrivessimo i fatti di Italcarni solo a quel macello. La Procura di Brescia lo ha messo sotto sequestro dopo aver sorvegliato per un mese, con le telecamere nascoste, quanto succedeva quotidianamente. Ma dove vanno a finire oggi le vacche a terra che prima venivano macellate da Italcarni? Vengono macellate secondo i criteri previsti dalla legge, cioè direttamente in allevamento oppure sul camion che le ha trasportate fino al macello, oppure anche altri usano catena e muletto? E i veterinari omettevano i controlli solo in quel macello, oppure succede anche altrove? Per fare chiarezza su questi interrogativi, la LAV ha chiesto alla Ministra Lorenzin di avviare una commissione d’inchiesta con osservatori europei sui macelli italiani. E ha chiamato in causa anche Roberto Maroni, presidente della regione Lombardia, perché istituisca un’indagine conoscitiva sul commercio delle carni di animali a terra e sulla loro salubrità. Al momento i due sono silenti. Ma è stata proprio la vostra indignazione davanti a quelle immagini a scatenare un polverone nei confronti di un sindaco che provava a sminuirle. E questa indignazione, se non si fermasse alla reazione a caldo, potrebbe portare anche a una richiesta di trasparenza su tutti i macelli italiani. Per mettere fine ai maltrattamenti sugli animali. E per mettere al sicuro la carne sulle nostre tavole.

Di Giulia Innocenzi