Bufale, la mungitura: legate e picchiate per dare il latte

I maltrattamenti alle bufale per ottenere il latte necessario per la produzione della mozzarella

Bufale: così si ottiene il latte che serve per la produzione della mozzarella.
Le telecamere di “Animali come noi” di Giulia Innocenzi documentano i maltrattamenti e le pratiche fuorilegge all’interno di tre allevamenti.
Siamo nella sala mungitura di un allevamento ad Amaseno, provincia di Frosinone. Qui vivono 4000 abitanti e 14 mila bufale.
L’obiettivo è estrarre più latte possibile dalla bufala e ogni mezzo è buono, anche mettere un sasso che faccia peso sulla mammella.
In un altro allevamento di Pontinia, in provincia Latina, viene utilizzato il sistema della trazione manuale.
Come spiega l’allevatore: “Serve per tirargli  via più latte possibile”.
La moglie dell’allevatore è impegnata a strizzare fino all’ultima goccia di latte dalla mammella. Ma le bufale non sembrano gradire e scalciano per il dolore.
In un altro allevamento di Pontinia la trazione per la mungitura è automatica, ma per evitare che la bufala scalci l’operaio lega le zampe degli animali alla macchina. Si tratta di una pratica chiaramente illegale. Ma se l’animale si ribella partono le bastonate.

Le condizioni dei vitellini

Le immagini ci mostrano un vitellino nato da poco che è stato separato dalla mamma prima di prendere il colostro, il primo latte materno.
Questa pratica viene utilizzata per evitare che il vitello si abitui alla bocca del cucciolo e non dia più latte quando ad estrarglielo è l’uomo e una macchina. Il vitello è legato e obbligato a bere il latte somministrato dall’allevatore, anche con le maniere forti.
È destinato a rimanere chiuso dentro un box, solo, anziché con gli altri vitellini, come invece prescritto dalla legge.