Chi è stato davvero Totò Riina? L’analisi di Roberto Saviano

Saviano su Totò Riina
"Come è riuscito un semianalfabeta a diventare il capo carismatico di Cosa nostra?"

“Come è riuscito un semianalfabeta, cupo e malmostoso, a diventare il capo carismatico di Cosa nostra?”. L’analisi di Saviano su Totò Riina risponde a questo quesito, a pochi giorni dalla scomparsa del Capo dei Capi: da dove veniva tutto quel potere? Quali scelte lo hanno portato ad essere il numero uno della mafia siciliana fino alla sua morte, fino alla fine? Per lo scrittore ed editorialista “la storia di Riina è la storia di un genio del male che scegliendo la strada dell’intransigenza, del rigido moralismo, la strada militare ha radicalizzato il ruolo delle mafie”. Riina verrà seppellito a Corleone, il feretro sarà condotto direttamente al cimitero del paese in provincia di Palermo: nello stesso cimitero è seppellito il “gotha” mafioso degli ultimi 70 anni. Dallo storico capomafia corleonese Michele Navarra, ucciso nel 1958, a Luciano Liggio, morto nel 1993, e a Bernardo Provenzano, morto nel 2016.

Saviano su Totò Riina

Saviano scrive su Repubblica:

Riina sapeva che uccidere Falcone avrebbe scatenato la reazione delle forze dell’ordine e della stampa, sapeva che la strategia delle bombe avrebbe posto Cosa nostra sotto i riflettori di tutto il mondo. Ma lo fece ugualmente, scartando l’ipotesi di eliminare figure di culto di mondi come lo spettacolo o la politica. No, non lui. Lui doveva arrivare al cuore del problema. E scelse Falcone.

Poi un passaggio sulla battaglia contro la mafia che si tenne in tv in quegli anni:

Come fra Santoro e Costanzo, scelse Costanzo, per lo spazio dato in tv al metodo Falcone, con un attacco plateale e diretto: aveva bruciato una maglietta con la scritta Mafia made in Italy riferendosi proprio a lui, il capo dei Corleonesi. Una beffa che, lasciata correre, avrebbe minato il rispetto di Riina. E questo non si poteva consentire. Non per un uomo che si tiene dentro l’orrore di un bambino sciolto nell’acido: per lui la responsabilità di quella morte era imputabile solo al padre del bambino, un affiliato che, pentendosi, aveva tradito. Quindi la sua logica era la logica di un uomo che ha creduto in questo meccanismo di potere fino in fondo.