La spesa per le pensioni

A proposito di fake news, parliamo di spesa per le pensioni. L'editoriale di Gianni Dragoni

La spesa per le pensioni

di Gianni Dragoni

A proposito di fake news, parliamo di pensioni. In un’analisi sul Corriere della sera di lunedì Federico Fubini ha scritto che per le pensioni lo Stato italiano spende ogni anno 88 miliardi di euro in più di quanto incassa dai contributi, cioè il 5,2% del Pil. I dati provengono da uno studio della Commissione europea al quale ha partecipato anche il nostro ministero dell’Economia, il Rapporto sull’invecchiamento. Non proprio una primizia, è del 2015 e si basa su dati del 2013.

Secondo il rapporto – dice il Corriere – “l’Italia è il paese nel quale le pensioni costano di più in Europa, il 15,7% del Pil”. E questo squilibrio di 88 miliardi all’anno viene pagato con le tasse e con il deficit pubblico, pertanto va ad aumentare il debito dello Stato. Sarebbe a dire che, a causa delle pensioni, paghiamo più tasse.

Abbiamo cercato di capire se è vero o se è una fake news.

Spesa per le pensioni nel bilancio dello Stato

Un esperto di previdenza, Alberto Brambilla, ex sottosegretario al Lavoro con Berlusconi, stimato anche dai tecnici della Cgil, nel rapporto Itinerari previdenziali ha calcolato che la spesa pensionistica, esclusa cioè l’assistenza, nel 2015 è stata pari a 217,9 miliardi e le entrate contributive 191,3 miliardi: c’è un saldo negativo di  26,6 miliardi. Molto meno però degli 88 miliardi indicati nel rapporto di Bruxelles sul Corriere.

Ma il calcolo non è finito. Brambilla ha tolto dalle entrate contributive le quote a carico dello Stato e ha levato dalla spesa per pensioni le imposte che lo Stato incassa direttamente sulle pensioni, sono 49,4 miliardi di tasse che i pensionati versano allo Stato.

E sapete qual è il risultato? Entrate +172,2 miliardi, spese -168,5 miliardi: c’è un attivo di 3,7 miliardi tra le entrate e le spese per pensioni di natura previdenziale, cioè esclusa l’assistenza.

Una buona fetta della spesa dell’Inps se ne va per l’assistenza, come assegni d’invalidità, integrazioni alle pensioni più deboli, ammortizzatori sociali, anche il bonus bebè.

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Uno studioso molto autorevole come Tito Boeri, l’economista che è presidente dell’Inps, ha detto che l’Inps dovrebbe chiamarsi Istituto della PROTEZIONE sociale (non solo della PREVIDENZA), visto che eroga 440 prestazioni e solo 150 sono di natura pensionistica.

Il resto è assistenza. E questa dovrebbe essere pagata con i soldi delle tasse, non con i contributi previdenziali o tagliando le pensioni. Ci spiega Boeri che in genere i sistemi previdenziali non sono finanziati solo dai contributi, ma anche dalle tasse. Addirittura in Danimarca non si versano i contributi: le pensioni vengono finanziate solo con le tasse.

Smettiamo di fare confusione e di dire che lo squilibrio nel bilancio dello Stato è colpa delle pensioni. Questa è la fake news.

Dobbiamo affrontare un problema, la spesa sociale è elevata, il bilancio dello Stato è in deficit. Dove andare a prendere i soldi per mettere a posto i conti?

Perché, per esempio, non mettere una tassa sul patrimonio? I soldi li vogliono prendere sempre dai pensionati, perché sono vecchi e più vulnerabili, come formiche? Qualche volta però anche le formiche si incazzano.