Alluvione Genova: una morte annunciata

Alluvione Genova

“Una morte annunciata!”. “Prevedere! Prevedere bisogna, non fare opere faraoniche come il ponte di Messina!”. A pochi giorni dall’alluvione che ha sommerso alcuni quartieri di Genova, i cittadini protestano. Chi ha perso la casa, chi ha avuto danni al negozio. Ma tutti denunciano. Non è stato fatto nulla per anni, anche se l’allarme era stato lanciato più volte. Il reportage di Francesca Fagnani per Servizio Pubblico, programma di Michele Santoro.

Alluvione Genova, le responsabilità

Ecco come è andata a finire la storia. Scrive Repubblica:

“Non hanno mostrato alcuna compassione per le sofferenze provocate ai parenti delle vittime…”. L’ex sindaca Marta Vincenzi, l’ex assessore alla Protezione Civile Francesco Scidone e il direttore dell’Area Sicura Gianfranco Delponte si sono preocccupati più della loro immagine che altro. Tutto ciò sta scritto nelle motivazioni della sentenza con la quale il 28 novembre scorso i tre, insieme ad altri due imputati, sono stati condannati per i sei morti provocati dall’alluvione del 4 novembre 2011.

Nelle 599 pagine sono spiegate le ragioni delle pesanti condanne (l’ex sindaco ha avuto cinque anni, Scidone 4 anni e 9 mesi, Delponte 4 anni e 5 mesi). Sopratutto, la giudice Adriana Petri si sofferma e calca la mano anche “sull’atteggiamento di prepotenza e di spregiudicatezza degli imputati” nei confronti dei dipendenti comunali nei giorni immediatamente successivi al disastro.

“Mentre la città era in ginocchio e i parenti disperatamente cercavano i dispersi, gli imputati si preoccupavano di predisporre una ricostruzione dei fatti non veritiera da propinare subito alla stampa”. Il giudice Adriana Petri sintetizza così la nascita del falso verbale e della falsa versione su come andarono effettivamente gli eventi la mattina del 4 novembre 2011 durante l’alluvione in cui persero la vita quattro donne e due bambine. Il magistrato ha ripercorso anche tutti i fatti precedenti.