Roberto Saviano e la scorta: dieci anni di vita blindata

Roberto Saviano e la scorta

“Dieci anni. Eppure, è come se fosse accaduto stamane. Ci sono cose a cui non ci si abitua. Mai. Una di queste è la scorta”. E’ l’incipit del racconto scritto da Roberto Saviano su Repubblica dal titolo Sono ancora vivo. In cui l’autore di ‘Gomorra’ ripercorre i passi della sua vita blindata dal 2006 dopo le minacce dei casalesi. In questo intervento a Servizio Pubblico di Michele Santoro del 25 aprile 2013 racconta la ricerca delle energie necessarie per reagire. E spesso lo scrittore si chiede: “Se mi trovo nello stesso paese che avevano immaginato i resistenti, c’è un po’ di amarezza”.

Roberto Saviano e la scorta

Un estratto del pezzo apparso su Repubblica a ottobre 2016:

Fare una sintesi di questi anni è difficilissimo, le prime parole che mi sento di spendere sono tutte di gratitudine per i carabinieri che mi hanno scortato ogni giorno, così come per gli ufficiali che li hanno coordinati. Ho vissuto con i carabinieri gran parte del tempo.

Ho visto il loro impegno, i sacrifici, le attenzioni, che in questo momento vorrei omaggiare. Sono diventati per me una famiglia, spesso le loro caserme mi hanno accolto.
Il tempo dello sconforto arriva quando ti accorgi che tutto viene percepito come normale. Dopo il mio caso, in Italia è esplosa una quantità di richieste di protezione a giornalisti e attivisti, e tutto è sembrato normale, ordinario, scontato. La verità è che non avevo idea di ciò che mi aspettasse. Potevo immaginare una vendetta ma non le spire di un Paese talmente immerso in una cultura del ricatto che diventa consustanziale alla strategia dei clan.

Si dà per scontata la libertà d’espressione. In realtà è costantemente minacciata, ancor prima che dalle situazioni di minaccia militare, dall’isolamento, dalla diffamazione: chi è esposto pubblicamente, chi decide di affrontare questi temi sa che non avrà affatto una vita facile. Chi descrive le organizzazioni criminali, gli appalti, il riciclaggio sa che diventerà, in qualche modo, bersaglio. Perché non si discuterà solo del merito di ciò che scrive, ma si cercherà di distruggere la sua credibilità.