Travaglio racconta i processi di Andreotti

Processi di Andreotti

“C’è un enorme ‘non detto’ su Andreotti, nonostante tutti sapessero tutto”. Nel suo editoriale per Annozero, Marco Travaglio ripercorre i processi di Andreotti “trascinato davanti agli inquirenti 26 volte, e 26 volte salvato dai parlamentari”. Ecco la storia giudiziaria del Divo Giulio.

I processi di Andreotti

“Abbiamo un punto fermo: la Cassazione ha stabilito che Andreotti ebbe rapporti con la mafia fino al 1980. Reato commesso ma prescritto” spiega Travaglio.

Sulla sentenza il 25 luglio 2003 Repubblica scrive:

Giulio Andreotti ha dimostrato “un’autentica, stabile ed amichevole disponibilità verso i mafiosi” fino alla primavera del 1980. Da quella data in poi, invece, l’atteggiamento del senatore a vita cambia. Per questo, per i fatti antecedenti quell’anno, va applicata la prescrizione, per quelli successivi va pronunciata l’assoluzione. Eccole le motivazioni della sentenza che il 2 maggio ha assolto Andreotti dall’accusa di associazione mafiosa. Ben 1.520 pagine suddivise in 6 volumi e 45 capitoli per spiegare che la la Corte “ritiene che una autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi non si sia protratta oltre la primavera del 1980”. Dopo tutto cambia. Secondo la Corte, “manifestazioni di disponibilità personale di Andreotti successive a tale periodo sono state semplicemente strumentali e fittizie, comunque non assistite dalla effettiva volontà di interagire con i mafiosi anche a tutela degli interessi della organizzazione criminale: anzi, in termini oggettivi è emerso un, sempre più incisivo, impegno antimafia, condotto dall’imputato nella sede sua propria della attività politica”.

Fino agli anni ’80 però il giudizio dei giudici è durissimo. “Il senatore Andreotti ha avuto piena consapevolezza che i suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi, ha, quindi, – scrivono i giudici – a sua volta coltivato amichevoli relazioni con gli stessi boss, ha palesato agli stessi una disponibilità non meramente fittizia, ha loro chiesto favori, li ha incontrati”.

Le motivazioni raccontano di un intreccio di rapporti tra Andreotti e gli esponenti di Cosa Nostra, Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti. Rievocano il ruolo dei cugini Antonino ed Ignazio Salvo. Non ci fu invece nessun faccia a faccia con Totò Riina.

GUARDA “IL POTERE SECONDO ANDREOTTI”