Acilia, fra Gomorra e Romanzo Criminale: il reportage dal quartiere degli aggressori di Manuel

Sul ferimento di Bortuzzo l'ombra dei clan: gli inquirenti valutano l'aggravante mafiosa

“Ora questa piazza è nostra”. Secondo la testimonianza di un abitante del quartiere AXA Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, rei confessi per il ferimento di Manuel Bortuzzo, avrebbero lanciato questo grido dopo aver esploso tre colpi di pistola verso il giovane nuotatore nella notte fra sabato e domenica. Per questo motivo la procura starebbe valutando di aggiungere l’aggravante mafiosa alla contestazione di tentato omicidio, inquadrando traducendo la sparatoria, inizialmente considerata come ritorsione dopo una rissa da bar, nel più ampio contesto di un quartiere pesantemente condizionato dalla presenza di clan e dalla lotta per il controllo delle piazze di spaccio.

Lorenzo Marinelli, 24 anni, ha precedenti penali ed è stato in carcere per spaccio, come l’amico Daniel Bazzano, 25 anni, finito dietro alle sbarre anche per il reato di rapina. Martinelli è inoltre nipote del boss Stefano, deceduto nel 2017 e considerato una figura di spicco della mala nel quartiere, anche grazie ai contatti con le famiglie camorristiche Iovine e Guarnera, a lungo egemoni in questo pezzo di periferia romana che scivola verso il litorale di Ostia. Gli investigatori valuterebbero, fra gli altri elementi, un’informativa che collocherebbe nella notte di sabato i figli di Mario Iovine, considerato il referente dei Casalesi nel quartiere, proprio nel pub O’Connel dove è scoppiata la rissa che avrebbe innescato la ritorsione e il ferimento per errore di Bortuzzo.

Acilia, terra di clan: l’operazione “Criminal Games” 

Mario Iovine era stato arrestato nll’ottobre 2013 insieme a Teresa Martinelli, Domenico Iovine, Vitantonio Iovine, Salvatore Iovine, Silvano Stollo, Sergio Guarnera, Sandro Guarnera, Franco Crispoldi, Fabrizio Diotallevi, Arben Zogu, Orial Kolaj e Petrit Bardhi nell’ambito dell’operazione “Criminal Games” che riguardava i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di beni, usura, estorsione, rapina, illecita concorrenza con minaccia e violenza e detenzione illegale di armi.
L’operazione, focalizzata sul racket dei videopoker e delle slot machine “truccate” che venivano imposte agli esercizi commerciali abilitati da un gruppo formato da esponenti del clan dei Casalesi e superstiti dell’epopea criminale della Banda della Magliana, aveva portato al sequestro di beni per 23 milioni di euro. Un ruolo di spicco all’interno di questo quadro, secondo gli inquirenti, spettava a Sergio e Sandro Guarnera, noti nel quartiere come “Fratelli Las Vegas” per i loro affari nel mondo dell’azzardo: i Guarnera, stando alle accuse, si avvalevano di un gruppo di picchiatori professionisti per le estorsioni, fra i quali figurava il pugile Orial Kolaj, già campione italiano ed europeo dei pesi medio-massimi, finito in manette. Stefano Maria Bianchi aveva raccontato l’operazione in un reportage incluso nello speciale di Servizio Pubblico Più dal titolo “La Rapina”.