Cooperative: le mani degli eredi dello “stalliere” Mangano su Milano

cinzia mangano
cinzia mangano
L'organizzazione, secondo gli inquirenti, le cooperative per frodare il fisco, eludendo i controlli con false fatturazioni e lo spostamento dei dipendenti da una cooperativa all'altra

Una fitta tela di cooperative create per riciclare denaro offrendo servizi nel settore dei trasporti, tenuta in vita grazie a false fatturazioni, all’uso di manodopera clandestina e allo spostamento dei lavoratori da una cooperativa all’altra nel giro di una notte, per lasciare solo una scia di scatole vuote. Cinzia Mangano è finita in manette nel settembre 2013 insieme ad altre 7 persone: secondo gli inquirenti la figlia di Vittorio, il famigerato “stalliere di Arcore”, gestiva questo sistema sistema fraudolento con la complicità, fra gli altri, del genero Enrico di Grusa e del braccio destro Pino Porto, l’uomo che portò  la bara di Vittorio sulle sue spalle nel giorno del suo funerale

L’organizzazione sfruttava un dedalo di cooperative per frodare il fisco, eludendo i controlli, con un sistema di fatturazione di copertura che prevedeva lo spostamento dei dipendenti da una cooperativa all’altra. Le cooperative sotto il controllo dei Mangano, secondo gli inquirenti, disponevano facilmente di grandi somme di denaro grazie alla complicità di funzionari di banca e venivano chiuse da un giorno all’altro.

Le mani sull’ortomercato di Milano

Il sistema di fatturazioni false degli eredi di Mangano si è infiltrato anche nell’ortomercato di Milano. L’inchiesta di Cinzia Petito e Dina Lauricella in esclusiva per Servizio Pubblico.