“Ridateci Andreotti e Dell’Utri”. L’editoriale di Travaglio

travaglio su dell'utri
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Travaglio su Dell’Utri. “La politica è incompatibile con la verità sulla mafia perché è intrecciata con la mafia. E lo Stato – diceva Sciascia – non può processare se stesso”. Il giornalista ricostruisce i mille snodi del rapporto fra Stato e Mafia attraverso le storie dei protagonisti più controversi.

Travaglio su Dell’Utri

“Vent’anni fa il boss pentito Salvatore Cancemi faceva per la prima volta il nome di Marcello Dell’Utri come complice della mafia e addirittura delle stragi. Poi partirono le indagini e il processo che si sta concludendo tra poco in Cassazione. Ma già vent’anni fa prima che parlasse Cancemi si sapeva benissimo che Dell’Utri aveva frequentato diversi mafiosi. E uno lo aveva addirittura portato nella villa di Berlusconi, Vittorio Mangano. Eppure la politica fece finta di niente perché bisognava aspettare le sentenze. E oggi che arriva quella definitiva non frega più niente a nessuno perché ormai Dell’Utri conta poco o niente”.

Andreotti e la mafia

“Lo stesso era accaduto con Andreotti. Tutti sapevano che in Sicilia frequentava mafiosi. Alcuni come Ciancimino, Salvo Lima, o i cugini Salvo li aveva direttamente nella sua corrente. Ma siccome non c’erano le sentenze tutti facevano finta di nulla. Il processo iniziò nel 1994 quando non era più premier ed era già in declino. E la sentenza definitiva mezza di prescrizione e mezza di assoluzione arrivò dieci anni più tardi quando ormai non contava più nulla. Sempre troppo tardi”.