Nadil, la storia di un migrante siriano: dalla tortura alla Svezia

migrante siriano
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Nadil, la storia di un migrante siriano. “Vivevamo in un palazzo di sette piani, poi un giorno un missile ha distrutto tutto e siamo dovuti scappare. Dalla Siria siamo arrivati in Egitto. Poi con un gommone abbiamo attraversato il mare e abbiamo fatto il viaggio della morte. Nel mio Paese facevo il fotografo, ma sono stato arrestato due volte per il mio lavoro. Un giorno i servizi segreti siriani mi hanno preso perché mi hanno trovato addosso delle foto dei ribelli. Mi hanno squarciato i  polpacci e ricucito senza anestesia. Mi hanno appeso 72 ore per le braccia”. Il racconto Nadil, fuggito dalla Siria di Assad verso la Svezia, in cerca di una nuova speranza. “Il viaggio fino a qui mi è costato 10 mila euro, ma ora posso pensare a un futuro”.

Svezia il sogno dei migranti

La meta da raggiungere per i migliaia di profughi che sbarcano lungo le nostre coste dall’Africa. L’approdo finale di un lungo viaggio. “Ci pagano la stanza, i pasti e 123 euro al mese” racconta un immigrato siriano. Lo Stato sociale svedese, infatti, è stato a lungo considerato un modello di successo. Qui centinaia di migranti chiedono l’asilo politico per poi accedere ai sussidi di Stato e ottenere una carta di credito ricaricabile del governo.

Il reportage di Pablo Trincia in esclusiva per Announo.