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È morto il calcio

È morto il calcio. Dopo oltre 50 giorni di agonia Ciro Esposito è deceduto per le ferite da arma da fuoco riportate alla vigilia della finale di coppa Italia. Decine di migliaia di persone si riuniscono a Scampia per celebrare la morte di un fratello. “Il tifo di Ciro era un tifo pulito” racconta la fidanzata Simona. “Sotterrate la violenza, non lasciate che colpisca altri giovani, figli, fratelli, amici”. Il reportage esclusivo di Sandro Ruotolo.

L’audio prima di morire

Ciro Esposito. “Erano più di uno ed avevano i caschi”. A parlare è il tifoso napoletano dal suo letto d’ospedale nel reparto di terapia intensiva del Policlinico Gemelli dove è stato ricoverato ed è morto il 25 giugno scorso. Secondo un audio diffuso oggi, il tifoso napoletano ferito a colpi di pistola nel prepartita della finale di Coppa Italia lo scorso 3 maggio, risponde alle domande di un perito consulente della famiglia. “Mi hanno sparato”, dice. “Perché?”, gli chiede il perito. “Era fuori di testa”, risponde Ciro. E poi: “Stava in piedi e poi a terra e parlava con accento romano”. Nel frattempo, il 23 marzo, la procura di Roma ha notificato l’avviso di chiusura indagini a Massimo De Santis, l’ultrà romanista indagato per l’omicidio.