Santoro a Napolitano. Caro Presidente, siamo pugili nudi sullo stesso ring

Santoro a Napolitano
Santoro a Napolitano

Michele Santoro a Napolitano. Il conduttore firma il suo saluto nell’anteprima di Servizio Pubblico. Presidente Napolitano, la chiamerò ancora così, è un populista anomalo che le parla. Lei ricorda di sicuro quella simpatica canaglia che fu per tanti anni il mio direttore al TG3: Sandro Curzi. L’unico capace di far stare insieme il diavolo e l’acqua santa. L’unico in grado di essere amico di Craxi e Andreotti e permettere a uno come me di dar vita a Samarcanda. Il programma che ha il merito o la colpa di aver accompagnato alla tomba la prima Repubblica”.

La cena con Pajetta

“Curzi mi precettò una sera per una cena con Giancarlo Pajetta. Giuliano Ferrara scrive nel suo libro ed è vero che per quelli come me Pajetta era l’espressione di un comunismo autoritario. Lei Presidente sa che era difficile obiettare qualcosa a uno come Pajetta quando si parlava del Partito Comunista. Ma il vino mi diede il coraggio di dirgli questo. Avete sbattuto fuori quelli della mia generazione per lasciare il testimone ai vostri polli di batteria. Cresciuti a Botteghe Oscure e incapaci di criticarvi”.

Santoro a Napolitano

“Presidente lei ci ha chiesto di scegliere. O con i rivoltosi o con la politica. Io, però, ho passato gran parte della mia vita a far capire a quelli intelligenti come lei che dalle contrapposizioni così nette non nasce nulla di buono”.