Stacchio e Zancan: “La gente si arma perché lo Stato non c’è”

Stacchio e Zancan ruotolo
Stacchio e Zancan
Il reportage di Servizio Pubblico

Stacchio e Zancan. Ponte di Nanto, provincia di Vicenza. Sono le 18.30 del 3 febbraio 2015, quando una banda cerca di rapinare la gioielleria Zancan. Per fermare i banditi interviene il benzinaio Graziano Stacchio, che gestisce una pompa di benzina poco lontano. Un unico colpo a palla, esploso a distanza, colpisce il bandito Albano Cassol poco sopra il ginocchio, recidendo l’arteria femorale e uccidendolo. Il reportage in esclusiva per Servizio Pubblico di Sandro Ruotolo.

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Zancan: “Lo Stato non c’è”

Dal quel giorno la vita di Stacchio e Zancan è cambiata. Entrambi sono finiti sotto scorta, e Graziano Stacchio è stato prima indagato per eccesso di legittima difesa e poi innalzato suo malgrado a eroe da Matteo Salvini. “Se fossi nel Governo mi vergognerei” racconta il gioielliere a Sandro Ruotolo. “Sono costretto a vivere in casa da delinquente, io che in 10 anni ho subito 18 rapine. Se la gente si arma è perché lo Stato non c’è”.

Stacchio: “Sono contro la violenza”

Graziano Stacchio, invece, ci tiene a smarcarsi dalla nomea di giustiziere che gli è stata appiccicata addosso. “Anche io ho subito diverse rapine e persino i carabinieri mi hanno consigliato di comprarmi un’arma. L’ho fatto ma poi mi sono pentito e ho lasciato perdere. Il fucile con cui ho sparato non è il mio, l’avevo in custodia per conto di un amico, e non voglio essere considerato un eroe”. Poi chiosa: “Sono contro la violenza, ma lavoro e pago le tasse da 50 anni e per lo stato sono solo un codice fiscale”.