Processo Borsellino, pm: “Manca prova su trattativa”. Il disdegno di Agnese nell’ultima lettera

Ultima lettera di Agnese Borsellino

“Non ci sono prove in questo processo che il giudice Paolo Borsellino sia stato ucciso perché rappresentava un ostacolo per la presunta trattativa che c’era in corso fra Stato e mafia”. Ad affermarlo è il pm Stefano Luciani, nella sua requisitoria in corso a Caltanissetta davanti la Corte d’Assise nell’ambito del quarto processo per la strage di via D’Amelio.

Borsellino e La Trattativa

Il magistrato ha affrontato il tema della trattativa. “Sono stati fatti passi avanti. Da questo processo è emerso che Borsellino aveva saputo dei contatti tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino. Nel periodo precedente al suo omicidio, era fortemente turbato per qualcosa, ma non sappiamo con precisione a cosa si riferisse. È un dato di fatto che Borsellino il primo luglio ’92 incontrò l’allora ministro dell’Interno Antonio Mancino. Ma l’unico testimone oculare, il magistrato Vittorio Aliquò, ci ha parlato di un breve incontro in cui non si parlò della trattativa”.

La lettera di Agnese Borsellino

Punto quest’ultimo che viene, invece, menzionato nell’ultima lettera scritta da Agnese Borsellino, la moglie del giudice morta nel 2013. Mandata in onda nella puntata di Servizio Pubblico del 7 dicembre 2012. La lettera contiene tutte le perplessità sull’andamento che stava prendendo il processo sulla trattativa nel dicembre del 2012. E le preoccupazioni sulla decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato. “Spiegatemi, allora perché, mio marito – scrive Agnese Borsellino – dopo l’incontro a Roma con l’allora ministro Mancino, il primo luglio 1992, mi disse che aveva respirato aria di morte?”