Scuola, studenti in corteo in tutta Italia. “Vogliamo cambiarla”

“Noi studenti vogliamo cambiare
“Noi studenti vogliamo cambiare

In occasione della Giornata internazionale dello studente. In ricordo dei 9 studenti e professori universitari cecoslovacchi giustiziati nel 1939 in seguito a una manifestazione antinazista, diverse associazioni degli studenti medi e universitari sono scesi in piazza in tutta Italia. Per “rimettere al centro del dibattito pubblico alcune parole chiave, come l’edilizia scolastica, il welfare studentesco e l’alternanza scuola lavoro. E per chiedere un cambio di prospettiva rispetto a come il governo sta trattando il diritto allo studio scolastico nell’attuale legge di Stabilità”.

La voce degli studenti: investiamo nell’istruzione

“Investire in istruzione, a maggior ragione nella società della conoscenza, significa rimettere in moto la mobilità sociale, consentendo a tutti di accedere e sostenere il proprio percorso di studi”. Spiegano i rappresentanti dell’ Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medie. Che aggiungono: “Siamo presenti in tutta Italia, con mobilitazioni, azioni e iniziative, perché questa giornata non sia solo celebrazione. Ma un’occasione per ricordare che l’istruzione italiana, fanalino di coda in Europa sotto moltissimi punti di vista, ha bisogno di risorse e di una progettualità seria”.

Richieste che, già nella puntata di Servizio Pubblico del 18 giugno 2015, Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, ha rivolto al premier Renzi intervenendo in studio e puntando il dito contro la riforma della scuola. “Io parto da un concetto. Tanti dei miei compagni – ha spiegato Danilo – non hanno finito di studiare perché è un costo per le nostre famiglie. La riforma di Renzi non ha messo un euro sulla scuola. Vogliamo pari opportunità, reddito di formazione. Il premier dice che la scuola non è connessa con il mercato del lavoro, ma quale? Quello dove devi andare a scaricare la frutta a luglio, come dice il ministro del Welfare Giuliano Poletti? O quello che ti porta a lavorare in aziende che inquinano? Noi – conclude – non siamo conservatori, vogliamo cambiare il Paese, ma nessuno ci ascolta”.