“Cucchi morto per pestaggio”. La procura accusa tre carabinieri

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Stefano Cucchi non sarebbe morto di fame e sete, come sostenuto a più riprese anche dal senatore Carlo Giovanardi nella puntata di Announo dedicata alla legalizzazione delle droghe leggere, ma per gli esiti del pestaggio che subì nella notte del suo arresto dai tre carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco che lo arrestarono nel Parco degli Acquedotti a Roma.

L’inchiesta

È questo l’esito dell’inchiesta bis aperta nel 2014, a 5 anni dalla morte del giovane nell’ospedale Pertini di Roma, sui responsabili del pestaggio: ai tre carabinieri viene contestato il reato di omicidio preterintenzionale, in quanto «le lesioni procurate a Stefano Cucchi, il quale fra le altre cose, durante la degenza presso l’ospedale Sandro Pertini subiva un notevole calo ponderale anche perché non si alimentava correttamente a causa e in ragione del trauma subìto, ne cagionavano la morte».  Al maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione dei carabinieri Appia, è invece contestato il reato di calunnia, come ai carabinieri Vincenzo Nicolardi e Francesco Tedesco. A quest’ultimo e a Nicolardi é poi contestato anche il reato di falso verbale di arresto.
Nel video dalla puntata di Announo “Viva Maria?” lo scontro fra il senatore Giovanardi e il rapper Fedez sulle reali cause che hanno condotto alla morte Stefano Cucchi.