Renzi fai il leader in segreto!

Il rebus di Bersani

Un’altra legge elettorale? Puah! Mi vien da vomitare. Mi fa cagare. Non ne voglio nemmeno sentir parlare. E non mi convincerà a votare. Così pensano in tanti. Ciò che penso io è che se i politici non fossero così inetti, inconsistenti, incuranti dell’interesse generale (tutti, nessuno escluso), non avrebbero costretto il Parlamento a redigere un’ennesima legge a pochi mesi delle elezioni.

Non a caso Zagrebelsky ci ricorda, in una sua intervista al Fatto, che c’è una sentenza della Corte di Strasburgo che invita a non fare leggi elettorali quando manca meno di un anno alla tornata elettorale. Il costituzionalista, che è stato uno dei leader del fronte del No all’ultimo referendum, stronca anche la proposta dei Cinque Stelle che volevano impedire a Silvio Berlusconi di essere indicato come il capo politico di Forza Italia in quanto ineleggibile: ”Quale norma lo vieta? Non si può ragionare alla buona e dire “se non è eleggibile, non può essere capo di un partito che si presenta alle elezioni né comparire nel suo simbolo”. Diremmo che un partito comunista non può mettere la barba di Marx nel suo simbolo perché Marx non è eleggibile?”. Fare propaganda urlando all’inciucio va bene ma, se è assurdo redigere una legge elettorale a ridosso delle elezioni, è altrettanto assurdo formulare una norma ad personam per danneggiare un unico concorrente.

La legge che si vuole approvare non ha nessuna logica, se non quella di cercare di sottrarre ai grillini qualche decina di deputati e di regalarne altrettanti al Cavaliere che, a urne appena chiuse, dovrebbe sbattere la porta della sua coalizione, mandando a quel paese Salvini e Meloni, per sedersi al tavolo di una nuova maggioranza col PD. Inutile dire che se Forza Italia si fosse presentata da sola, e avesse poi preso parte ad un governo di necessità, il fetore sarebbe stato minore e comunque sopportabile.

Inoltre si regala al Movimento Cinque Stelle una spinta pazzesca per presentarsi come vittima in campagna elettorale e gli si offre su un piatto d’argento l’obbligo di votare sia nel proporzionale (scegliendo il partito che ci piace di più) sia nel maggioritario (scegliendo il candidato che ci piace di più) nella stessa identica maniera. In poche parole non solo dovremo votare su liste bloccate i candidati che ci propone il partito nel proporzionale, ma anche il candidato dello stesso partito nel collegio maggioritario, senza poter scegliere un candidato di un partito diverso.

Fedeli alla linea. Una fede, un voto e finte coalizioni che si scioglieranno al primo caldo. A meno che…a meno che il Movimento 5 Stelle e il PD di Renzi decidano di allearsi mandando all’opposizione Berlusconi, Salvini e la Meloni, facendo assomigliare l’Italia a una democrazia. Vi sembra possibile?

Mi ero permesso di osservare, pur trovando le riforme di Renzi malfatte e confusionarie, che la vittoria del Sì al referendum ci avrebbe offerto molte più possibilità di quelle che abbiamo di fronte oggi. Grillo avrebbe finalmente potuto realizzare il sogno tanto predicato di ingaggiare un duello finale con Renzi; e il Movimento 5 Stelle sarebbe potuto andare al governo per provare a cambiare il Paese come sta provando a cambiare Roma. Ma il segretario del PD, che si candida a scavalcare D’Alema nella speciale classifica del perdente di maggiore successo nella Storia del nostro paese, ha dato vita a una campagna referendaria dove non era importante scegliere la soluzione migliore o, comunque, il male minore ma se Matteo meritasse o no il titolo di Mister Universo. Così la risposta è stata ovviamente No e i grilli maturi e parlanti come me, assai diversi da quelli piccolini, sono stati presi a martellate. La Costituzione è rimasta com’era e siamo tornati alla casella di partenza del gioco dell’oca, per di più senza Craxi e Pannella ma solo con Speranza che sarà l’ultimo a morire. Anticipo l’obiezione: ma tanto la Corte Costituzionale avrebbe cancellato le riforme! Ne siete sicuri?

Tra tante urla contro i tentativi di golpe, gli unici veramente golpiti siamo noi che ci siamo illusi di rendere questo Paese più moderno, battendoci nei referendum per abolire le preferenze multiple; noi che pretendevamo di eleggere direttamente sindaci e presidenti del Consiglio. Noi che pensavamo di poter cambiare la Repubblica e la Costituzione senza tradirne i principi per poter scegliere i nostri rappresentanti, ovvero parlamentari che fossero non semplici portavoce, ma la selezione degli onesti e dei capaci effettuata in una gara democratica che, al governo o all’opposizione, portasse finalmente in Parlamento le istanze degli elettori contribuendo ad individuare l’interesse generale.

Caro Renzi, vorrei rivolgermi direttamente a te, perché non penso che l’Italia abbia a guadagnarne da una tua scomparsa dalla scena politica. Dopo l’esito del Referendum mi aspettavo un’apertura, una chiamata a raccolta, un appello alla società civile, per Roma prima di tutto e per la Sicilia. Mi trovo ad assistere impotente a una via crucis delle mie idee, mentre il centrosinistra affoga tra i tuoi rottami, aspettando che sia addirittura Berlusconi a gettargli un salvagente. Dunque, visto che hai perso anche Rignano, fermati a riflettere, comportati da leader, fai un miracolo in segreto visto che in pubblico non ti riesce. Ordina ai tuoi cooptati che non radunano nemmeno i parenti stretti in una Festa dell’Unità di bocciare questa legge con l’ultimo voto. Tu sei capace di queste decisioni repentine. E lasciaci liberi di scegliere se non i nostri veri rappresentanti almeno il partito che sentiamo meno lontano da noi. Col proporzionale, perché altro seriamente non si può fare.

Altrimenti amen, bye bye Partito Democratico e un ciaone a te. Mio malgrado.