Arrivederci

Arrivederci, l'editoriale di Michele Santoro
Cari amici, vorrei condividere con voi alcune valutazioni sulla serie appena conclusa di M. Si è trattato di “prove tecniche per una trasmissione che non c’è”. Una trasmissione che nelle mie intenzioni doveva reagire alla televisione a pezzi a cui ci stiamo lentamente abituando, un racconto lineare molto diverso dalla struttura circolare delle tante arene attualmente in onda, ridotte a chiacchiera pura. Con la miniserie su Hitler avevo già provato a andare in questa direzione e volevo applicare lo stesso schema alla stretta attualità. Mi aveva sollecitato a farlo il Direttore di Raitre con quattro approfondimenti

Arrivederci, l’editoriale di Michele Santoro

Cari amici,

vorrei condividere con voi alcune valutazioni sulla serie appena conclusa di M. Si è trattato di “prove tecniche per una trasmissione che non c’è”. Una trasmissione che nelle mie intenzioni doveva reagire alla televisione a pezzi a cui ci stiamo lentamente abituando, un racconto lineare molto diverso dalla struttura circolare delle tante arene attualmente in onda, ridotte a chiacchiera pura. Con la miniserie su Hitler avevo già provato a andare in questa direzione e volevo applicare lo stesso schema alla stretta attualità.

Mi aveva sollecitato a farlo il Direttore di Raitre con quattro approfondimenti che prevedevano la partecipazione dei leader dei vari schieramenti politici. Nel caso non avessero accettato, avrei potuto procedere senza invitare esponenti di partito.

Ho fatto preliminarmente un giro di telefonate raccogliendo disponibilità anche per iscritto, che però si sono progressivamente indirizzate verso l’ultima puntata, quella delle tasse.

Già questa decisione minacciava il format che avevo intenzione di sperimentare; ma ho pensato che averli tutti su un unico tema così importante avrebbe potuto rappresentare un’occasione unica per il pubblico per misurare le loro proposte e valutarne la realizzabilità. Inoltre avrei potuto comportarmi liberamente nelle altre tre puntate che avrei costruito senza politici.

A questo punto sono intervenute la convocazione anticipata delle elezioni e la par condicio che hanno praticamente reso irrealizzabile il mio desiderio di parlare di Roma senza politici. Virginia Raggi sarebbe comunque stata un’ottima soluzione per dare un centro narrativo al programma. La sindaca ha deciso di partecipare ma non è voluta venire a Torino, e non accettava di essere messa a confronto con gli ospiti in studio.

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In circostanze normali avrei preferito non andare in onda ma il contratto con la Rai mi obbliga ad anticipare tutte le spese necessarie per la trasmissione; una mia rinuncia non avrebbe potuto in alcun modo recuperare i soldi già spesi e si sarebbe trasformata in un bagno di sangue.

Dunque per parlare di Roma ho dovuto ospitare Virginia Raggi ma a discapito del format e creando per di più problemi di equilibrio per la par condicio.

Mi proponevo di rimediare con la puntata sulle tasse alle quale sarebbero stati presenti Renzi e Salvini. Ma Renzi si è defilato e Salvini ha confermato. Dunque la cosa migliore, o la meno peggio, sarebbe stata avere il segretario della Lega come ospite centrale e un esponente del PD minore ai lati. Salvini all’ultimo momento ci ha informato di dover andar via alle dieci, costringendoci a rimediare in maniera precipitosa. Ormai i politici fanno quello che vogliono e i conduttori o si piegano o si spezzano.

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Resta il rimpianto di essere stato costretto a rimanere a mezza strada, senza poter sperimentare fino in fondo l’alternativa che avevo praticato nella prima puntata. Che non era certo perfetta ma decisamente coraggiosa nel tracciare una rotta possibile.

Sia ben chiaro, le trasmissioni che ci sono fanno bene il loro lavoro ma non riusciranno mai a condizionare in maniera decisiva l’agenda politica. Da quelle parti non vedrete niente di simile alle mie trasmissioni sulla mafia, sulla guerra, sulla Trattativa o sul caso Di Bella. Farne un’altra simile è completamente inutile. Provarne a fare una diversa richiede tempo, fatica e determinazione. Sono stati in pochi a capire la forza di Samarcanda quando è nata e sono stati in molti ad imitarla in seguito. E se non avessi avuto il tempo necessario per trovare la formula giusta non ci sarebbero nemmeno i contenitori di oggi. Creare una squadra che sia adeguata a questa nuova impresa, che faccia nascere qualcosa di veramente nuovo, non è semplice; con poche puntate è praticamente impossibile. Ma con una volontà editoriale adeguata e la giusta ottimizzazione delle risorse la ricerca potrebbe continuare. E se la Rai vorrà provarci io saprò dare il mio contributo. Per il momento grazie di averci seguito, inviate pure le vostre considerazioni e le vostre critiche che saranno come sempre preziose. E arrivederci a maggio quando M tornerà ad essere quasi come noi lo abbiamo voluto.