Incendio Tmb Salario. Fortini: “Una catastrofe, emessa diossina come 100 inceneritori in un anno”

L'intervista a Daniele Fortini, già presidente del cda di Ama e fra i massimi esperti di rifiuti in Italia

“È una catastrofe: l’impianto del Salario è distrutto e andrà demolito, l’AMA e la raccolta di rifiuti a Roma, con un solo impianto funzionante, sono in ginocchio”. Daniele Fortini, già presidente del cda di AMA e fra i massimi esperti di rifiuti in Italia, non usa mezzi termini per descrivere l’impatto dell’incidente al Tmb di via Salaria che già adesso, mentre i rifiuti ancora ardono, si preannuncia devastante per la Capitale.

L’impianto, infatti, era fondamentale per trattare i rifiuti in maniera da cambiar loro il codice assegnato (da indifferenziato a rifiuto da incenerimento) e renderli quindi trasportabili e quindi smaltibili in altre regioni e all’estero. Da oggi questo non sarà più possibile, se non attraverso specifici accordi bilaterali con le altre regioni. “Il piano dell’azienda era di utilizzare per il 2019 l’impianto per lo smaltimento di 200 mila tonnellate di rifiuti” spiega Fortini “l’equivalente di quanto prodotto dalla provincia di Lucca in un anno. Dove andranno a finire adesso quei rifiuti? La Raggi fa appello alle altre regioni, ma come può pensare che altri si facciano carico di una quantità simile?”.

Le cause del rogo sono ancora tutte da chiarire, e stupisce che le fiamme abbiano potuto divampare fino a distruggere l’impianto prima che qualcuno desse l’allarme, visto che dopo l’incendio del 2015 l’impianto era stato dotato di un sistema di sorveglianza con sensori e videocamere all’avanguardia. “Al di là delle cause, che potrebbero tranquillamente essere non dolose come una scintilla capace di incendiare il biogas e quindi la plastica” prosegue Fortini “ciò che colpisce sono i tempi di reazione rispetto a una combustione del genere, che tipicamente si sviluppa lentamente, in un impianto strategico e ben sorvegliato”.

Dall’impianto, fin dalle prime ore del mattino, si è alzata una densa nube di fumo nero che ha avvolto il quartiere, generando preoccupazione nei residenti e portando alla chiusura di un asilo nelle vicinanze, con l’odore acro della combustione che ha invaso anche il centro città. Legambiente ha definito l’aria sulla Capitale “irrespirabile” e il presidente della sezione Lazio, Roberto Scacchi, ha parlato di “disastro ambientale”.

“La combustione di 3mila tonnellate di rifiuti ha sprigionato la quantità di diossina che 100 inceneritori fanno in un anno” conferma Fortini, prima di snocciolare freddi numeri che fotografano l’emergenza rifiuti della Capitale: “il disastro di oggi si innesta sull’inerzia del sistema: la differenziata è cresciuta solo dell’1,5%. dal 2016 al 2017, e complessivamente siamo fermi al 42% contro il 55% delle previsioni. L’investimento previsto sugli impianti per il 2018 è di 15 miloni, che bastano appena per qualche riparazione, mentre la qualità dei materiali raccolti si riduce. Al di là dell’attribuzione di colpe non si può non constatare che i risultati dell’amministrazione siano deludenti, non si vede un percorso”.