Bombe a Foggia, 16 arresti. L’intercettazione: “Spara in faccia a lui e al fratello”

Il finanziere che ascoltava la telefonata a un certo punto ha un sussulto: siamo a Foggia, la città di una mafia crudele e antica dove la società civile è ammutolita. “Che dobbiamo fare? Anche al fratello devo sparare?” chiede il killer. “Eh, eccome. Se esce il fratello devi schiattare prima il fratello, per colpa sua è successo tutto. Vai e schiaffali due botte a quello”, risponde il boss. 

I protagonisti di questa intercettazione sono Antonio Bruno e Giuseppe Ricco, stavano progettando un agguato per vendicare la morte di un pregiudicato foggiano. Nella delle bombe e dei silenzi, ostaggio di una mafia aggressiva e primitiva dove la società civile è ammutolita, questa notte è arrivata l’offensiva dello Stato. Finanza, polizia e carabinieri hanno sventato un omicidio e arrestato 16 esponenti della malavita, accusati a vario titolo di estorsioni, rapine, detenzioni di armi e richieste di pizzo.
 

Le bombe di Foggia

Da mesi la città pugliese è un Far West: otto bombe sono esplose davanti a bar e esercizi commerciali dall’inizio dell’anno a oggi, in una provincia in cui, piuttosto che denunciare, gli imprenditori preferiscono subire e  tenere la bocca chiusa, mentre la mafia scala le istituzioni. Per questo, di fronte a un territorio oramai sotto assedio, lo scorso gennaio, la Prefettura di Foggia ha ordinato l’insediamento di due commissioni antimafia nei comuni di Manfredonia e Cerignola, per verificare eventuali forme di inflitrazioni mafiose nei gangli delle istituzioni.

 L’operazione “Chorus”

Nella maxioperazione di ier notte, risultato di cinque distinte inchieste della Procura di Foggia, sono finiti in manette, tra gli altri, Antonio Bruno detto il “Primitivo”, affiliato del clan Moretti-Pellegrino egemone nell’associazione criminale a stampo mafioso nota come “Società foggiana”, e Giuseppe Ricco, ex braccio destro del camorrista Francesco Panico, già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Bruno e Ricco progettavano una vendetta di sangue per riscattare la morte di Rodolfo Bruno, morto ammazzato il 14 novembre scorso, anche lui con un curriculum criminale di tutto rispetto tra mafia,  estorsioni e tentati agguati. 

 

Le reazioni della politica

 “Non diamo tregua ai criminali” è stato il commento del ministro dell’interno Matteo Salvini. “Anche a Foggia si dimostra che lo Stato si fa rispettare. In Capitanata la quarta mafia ha preso una bella botta. Oggi è un bel giorno!”, ha detto il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra.