Lega al Sud, gli impresentabili. Puntata 2. Afragola: bombe, baciamano e riciclaggio

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La seconda puntata dello speciale sulla Lega firmato da Guido Ruotolo

Servizio Pubblico torna con la seconda puntata del suo speciale sulla Lega al sud firmato da Guido Ruotolo: un viaggio nei territori dove alla corte di Salvini siedono anche gli impresentabili, che questa volta fa tappa ad Afragola.

 

Cosimo Giacco è un figlio d’arte. Anzi un nipote, un figlioccio molto promettente.
Lo zio è un sopravvissuto della Prima Repubblica. Lui si ritrova assessore leghista in un comune dell’hinterland napoletano, Afragola. Cosimo Giacco è sotto processo per favoreggiamento dello zio, accusato di riciclaggio.

Vincenzo Nespoli è stato un militante e poi un dirigente del Movimento sociale prima e di An e poi Pdl. Deputato e senatore, è stato sindaco di Afragola. Condannato per bancarotta fraudolenta e poi accusato di riciclaggio. Oggi è una delle “anime ispiratrici” del partito di Matteo Salvini. Si dice che sia lui il supervisore occulto delle liste del Carroccio in questi territori flagellati dalla camorra. Nespoli risponde alle domande di “Servizio Pubblico” e spiega perché sul carro del vincitore leghista siano saliti riciclati e riciclatori di una destra meridionale che “finalmente” ha ritrovato «una casa».

Come si può dimenticare quel bagno di folla entusiasta per Matteo Salvini? Quel baciamano che ha lasciato tutti esterrefatti? E gli applausi, i selfie? E il comizio apologia del decreto sicurezza?
Ad Afragola, paesone di quasi settantamila abitanti nell’area metropolitana napoletana, quel 18 gennaio scorso passerà alla storia. 

In quelle prime settimane dell’anno sembrava che Capodanno non fosse mai finito, con i botti sordi delle bombe che squarciavano le saracinesche di ben otto negozi. Paura? Sembrava una festa, quel 18 gennaio, altro che funerale della libertà. Lui, il ministro dell’Interno in divisa, raccoglieva baci e fiori piuttosto che lamentele e indignazione.

Qui ad Afragola c’è una giunta di centrodestra e assessore di punta è il leghista Camillo Giacco, nipote di un politico di razza della Prima Repubblica. Lui è un giovane promettente, ma con un neo che il ministro Salvini ha fatto finta di non vedere. Eh sì perché Camillo Giacco è sotto processo per favoreggiamento, «inguaiato» – si dice così da queste parti – per colpa dello zio. 

«Ha perso il padre che non aveva nemmeno tre anni, e l’ho cresciuto come se fosse un figlio – dice lo zio Vincenzo Nespoli – ed è un bravissimo ragazzo»

Si concede una pausa, Nespoli. Cambia il tono della voce: «Si ricordi bene la data. Mercoledì 13 marzo mio nipote uscirà dal processo senza una condanna, e così chiuderemo questa storia». 

Vincenzo Nespoli è un sopravvissuto della Prima Repubblica. Condannato per bancarotta fraudolenta, sotto processo per riciclaggio, l’ex parlamentare di lungo corso, poi sindaco di Afragola, oggi ufficialmente è un pensionato ma in realtà è uno dei “padri nobili” della Lega che si è trasferita al sud. 

E se il nipote assessore leghista si ritrova con schizzi di fango è solo per colpa sua. Beh, più che schizzi di fango parliamo della contestazione del reato di favoreggiamento per un giro di assegni del valore di 72.000 euro, per aiutare lo zio in difficoltà. Ma ora non possiamo fare altro che aspettare le conclusioni del processo e la sentenza.

Riciclaggio non è un reato da poco. Vincenzo Nespoli è già stato condannato per bancarotta fraudolenta. Ritenuto dai pm Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodocook il gestore occulto dell’Istituto di vigilanza  “La Gazzella”, Nespoli è  stato condannato a sei anni di reclusione per il fallimento dell’Istituto di vigilanza.

Ma non solo di questo è stato accusato. Deve anche rispondere di altro. Il capo d’imputazione riassume l’accusa: «Dominus occulto della Gazzella e della politica di assunzioni presso la stessa, si faceva prima promettere e poi consegnare da più persone la somma di 30.000 euro per ciascuno e la promessa del voto elettorale per le elezioni. In corrispettivo della promessa di assunzione quale guardia giurata presso la società di vigilanza La Gazzella».

Nespoli ha anche stornato fondi e capitali dalla Gazzella per investirli in attività immobiliari attraverso la società «Sean Immobiliare». E Giacco ha cercato di aiutare lo zio invitando un altro imputato a dichiarare il falso su certi assegni per un valore di 72.000.

E’ normale che nel partito di «è finita la pacchia», Matteo Salvini, esponente di punta e di «valore», per dirla con lo zio Vincenzo Nespoli, sia un signorotto sotto processo per favoreggiamento?  E quand’anche fosse assolto, quand’anche dovesse risultare prescritto il reato, non ci sarebbe, anzi non ci sarebbe dovuta essere stata una valutazione di “opportunità” del partito del ministro dell’Interno? Opportunità a non iscriverlo, a cacciarlo dalla Lega? E quanti casi come questo di Camillo Giacco ci sono nella Lega del Sud e degli improponibili?

Nespoli fa spallucce quando provi a dire che lui è ritenuto il leader “occulto” della Lega in questi territori tormentati, dove un tempo regnava la camorra di Lady Moccia. 

Insiste nel presentarsi come un pensionato, almeno dal giorno in cui è decaduto da sindaco, nel 2013, ma poi spiega le ragioni di questo travaso di militanti della destra che fu nella Lega di Matteo Salvini. 

«Nel Mezzogiorno la destra ha sempre condiviso il linguaggio della Lega. Legittima difesa e immigrazione sono stati cavalli di battaglia della destra. E con la disfatta di Fini la destra si è ritirata dai territori. Ora è finito questo tempo, il diffuso civismo della destra ha bisogno di una casa politica comune. E questa casa l’abbiamo trovata nella Lega».

Eccolo il “pensionato” leghista. Tra riciclati e riciclatori, la Lega di Salvini al sud ci riserva tante sorprese.