Revenge Porn, Alessandra Mussolini: “Serve una legge elastica, tecnologia cambia troppo rapidamente”

Il Revenge porn, il reato (non ancora istituito in Italia) che punisce la diffusione non autorizzata di foto e filmati a sfondo sessuale senza il consenso della persona ripresa non sarà inserito nella legge “Codice Rosso”. Il no è stato decretato ieri in Senato: con uno scarto di 14 voti contrari (a scrutinio segreto) è stato bocciato l’emendamento sulla “vendetta pornografica” alla legge che accelera le indagini e inasprisce le pene in caso di violenza sulle donne. Con le opposizioni, Forza Italia, Pd e Leu, sulle barricate e la frattura nella maggioranza sulla castrazione chimica, voluta da Matteo Salvini, il voto sul “Codice Rosso” è slittato a martedì 2 aprile.

Intervistata da Servizio Pubblico dopo il caso Giulia Sarti (la deputata Cinque Stelle le cui foto intime hanno ripreso a circolare sul web) l’eurodeputata Alessandra Mussolini aveva posto la necessità di una legge contro il revenge porn.  “È stato qualcosa di vergognoso – dice Mussolini – purtroppo in Italia non esiste ancora questa fattispecie di reato. Urge una legge che sia elastica perché gli strumenti tecnologici cambiano rapidamente, e serve un quadro ampio per ricomprendere i vari elementi”. 

Lega e diritti delle donne

“Su diritti la Lega ha una visione conservatrice, il Movimento Cinque Stelle meno, bisognerà vedere se riusciranno mettersi d’accordo”. L’eurodeputata Alessandra Mussolini interviene alle telecamere di Servizio Pubblico su donne, parità e sul controverso Congresso delle Famiglie, l’evento fortemente voluto dal ministro Fontana in programma dal 29 al 31 marzo, che raduna attivisti antiaborto e membri dei movimenti contrari al divorzio e alle coppie omosessuali. “Propugnano un’idea di famiglia tradizionale, ma le donne sono ormai consapevoli, non si torna indietro. Anche se con certe sentenze si sta provando a reinserire il delitto d’onore, ci manca solo il matrimonio riparatore”.

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E sull’esposizione televisiva dei politici nei tg del servizio pubblico, che premia nettamente gli uomini con 21 ore e 25 minuti di tempo di parola in un mese (dati AGCOM riferiti a gennaio) contro le 2 ore e 24 minuti riservati alle donne: “È molto grave, anche perché ci sono ministri donne molto valide. Io sono per la superiorità delle donne: la parità dovrebbe farsi dando il 60% di spazio alle donne e il 30% agli uomini. La politica invece continua a essere a predominanza maschile, basti pensare ai vicepremier, ma anche ai candidati alle primarie del Pd, tutti uomini. Le donne in politica pensano ancora di aver bisogno di una spalla, di un mentore, non  è così”. 

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