Roma, cosa ci dice il terzo incendio in pochi mesi su Ama e il ciclo dei rifiuti in Italia

Un’altra discarica incendiata a Roma. E siamo a tre, da dicembre scorso. Due impianti di trattamento dei rifiuti e una discarica abusiva di rifiuti pericolosi. Apparentemente i tre episodi non possono essere collegati tra loro, insomma non si può individuare un unico movente e mandante. Le motivazioni degli incendiari potrebbero essere finalizzate a corposi interessi economici, come per esempio mettere in crisi la convenzione con l’Ama.

A questo va aggiunto che solo nei giorni scorsi  abbiamo scoperto che il sindaco Raggi voleva che l’ad di Ama modificasse i bilanci e al suo rifiuto è stato licenziato.
Questo per dire che gli incendi sono solo una punta di un iceberg e che gli interessi in gioco, anche quelli criminali, sono molto più grossi.

 

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Tre episodi di incendi dolosi, dunque, sono sufficienti ad avvalorare la tesi del sindaco Raggi di un complotto? Chi è, chi sarebbe il moderno Nerone che ha preso di mira le discariche della Capitale? Fa impressione dover prendere atto che il declino di Roma passi attraverso il suo abbandono. È come se la Capitale fosse allo sbando senza una guida. Non solo autorevole, ma semplicemente una guida.

Va detto che l’incendio di giovedì notte a Roma est, alla discarica abusiva e sequestrata di Collatino non mette ulteriormente in crisi il sistema della raccolta e dello stoccaggio dei rifiuti dell’amministrazione capitolina, ma racconta bene lo stato di disfacimento dell’amministrazione pubblica.

È ancora presto per avere un quadro complessivo di quello che è accaduto tra Centocelle, Prenestino e Colle Aniene. Quello che sappiamo è che era un deposito abusivo di rifiuti pericolosi, dai collanti agli scarti di produzione, dai materiali laterizi agli pneumatici.

Posta sotto sequestro e dunque sicuramente censita, non sappiamo ancora l’identità del proprietario dei terreni della discarica abusiva. Potrebbe anche essere una società. In ogni caso, il comune dovrebbe aver intimato al proprietario di ripulire i terreni, una volta recintati e protetti. Dopo 30 giorni dalla intimazione, il comune è obbligato a intervenire in danno, cioè a procedere con la bonifica dell’area rivalendosi poi sul proprietario della stessa.

 

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È presto, dicevamo, per capire la dinamica reale dell’incendio, lo stato dell’arte dal punto di vista burocratico e amministrativo dell’area.

Certo è che il terzo incendio in pochi mesi a Roma, e tanti altri nelle discariche di stoccaggio di mezza Italia conferma la crisi del ciclo dei rifiuti in Italia. Anche il discorso “ambientalista” sulla necessità di rafforzare e finanziare la raccolta differenziata purtroppo non risolverebbe la crisi perché il maggiore acquirente delle merci della differenziata, la Cina, ha deciso di chiudere le sue frontiere, insomma di non comprare più gli scarti della differenziata.

Ci sarebbe bisogno di un New Deal dell’Ambiente che contemplasse anche una politica organica dei rifiuti. Ma questo, purtroppo, oggi sembra un altro discorso.

 

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