Cosa pensava De André dei rom

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Se Fabrizio De André fosse ancora tra noi chissà come avrebbe commentato le scene di razzismo di questi giorni contro la popolazione Rom nelle periferie della Capitale. Noi, di fronte a quelle scene e a quella violenza urlata, di fronte al gesto di calpestare il pane dei poveri, ci siamo ricordati proprio di Faber, e in particolar modo di una sua struggente e bellissima canzone: Khorakhané.

I Khorakhané sono una tribù rom proveniente dalla ex Jugoslavia e dal Kosovo, per molti sono soltanto “zingari”, come ormai li chiamiamo nel nostro linguaggio comune, o “gente che ruba”, “accattoni che sfruttano i bambini”…

Ma a proposito di questi “zingari”, ecco cosa disse Fabrizio De André durante il suo concerto nel 1998 al Teatro Brancaccio di Roma, prima di cantare questa canzone:

(…) il popolo Rom, quello che noi volgarmente chiamiamo “Zingari” prendendo a prestito il termine da Erodoto, che li chiamava Zinganoi – diceva che era un popolo che veniva dal sud-est asiatico, dall’India, che parlavano una strana lingua – che poi si è scoperto essere il Sanscrito – e che facevano un mestiere (se mestiere lo si può considerare): quello del mago e dell’indovino.

È quindi un popolo che gira il mondo da più di 2000 anni, afflitto o affetto – io non so come meglio dire, ma forse semplicemente affetto – da quella che gli psicologi chiamano “dromomania”, cioè la mania dello spostamento continuo, del viaggiare, del non fermarsi mai in un posto. È un popolo, secondo me, che meriterebbe – per il fatto, appunto, che gira il mondo da più di 2000 anni senza armi – meriterebbe il premio per la pace in quanto popolo.

Purtroppo i nostri storici – e non soltanto i nostri – preferiscono considerare i popoli non soltanto in quanto tali ma in quanto organizzati in nazioni, se non addirittura in stati, e si sa che i Rom – non possedendo territori – non possono considerarsi né una nazione né uno stato. Mi si dirà che gli zingari rubano; è vero, hanno rubato anche in casa mia. Si accontentano, però, dell’oro e delle palanche; l’argento non lo toccano perché secondo loro porta male, lascia il nero – quindi vi accorgete subito se siete stati derubati da degli zingari. D’altra parte si difendono come possono; si sa bene che l’industria ha fatto chiudere diversi mercati artigianali. Buona parte dei Rom erano e sono ancora artigiani, lavoratori di metalli (in special modo del rame), addestratori di cavalli e giostrai – tutti mestieri che, purtroppo, sono caduti in disuso. Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire – non l’ho mai visto scritto da nessuna parte – che gli zingari abbiano rubato tramite banca. Questo è un dato di fatto”.