Estella Marino: “Il PD ha cacciato il sindaco per lasciare i guai di Roma ai 5 Stelle”

L'ex assessora della Giunta Marino svela un retroscena inedito sul ruolo di Renzi e Orfini nella cacciata dell'ex sindaco e racconta: "Abbiamo sprecato un'occasione unica per cambiare Roma"

Estella Marino, assessora all’Ambiente della Giunta Marino, racconta a Servizio Pubblico un retroscena sulla caduta del sindaco Ignazio Marino che riguarda Renzi e Orfini e segnala gli errori del Partito Democratico romano e nazionale nella gestione del caso.

La Marino racconta di aver ricevuto da una persona vicina a Renzi un invito a lasciare l’incarico per mettere sotto pressione l’allora sindaco. Come ha scritto su Facebook, lei all’epoca rifiutò di dimettersi. Nella riunione degli assessori che venne convocata dall’allora commissario del Partito Democratico, poi, Matteo Orfini iniziò proprio parlando del caso scontrini, anche se oggi dice che quella vicenda non c’entrava nulla con la decisione di cacciare il sindaco attraverso le dimissioni di massa dei consiglieri e senza un dibattito pubblico in Assemblea Capitolina.

Spiega che la conclusione rocambolesca della consiliatura ha fatto sprecare al Partito Democratico un’occasione storica di cambiare la città, visto che all’epoca c’era una convergenza di poteri tra governo nazionale, regione, comune e municipi e questo poteva costituire la base per riformare una volta per tutte l’assetto di Roma Capitale e dare prova di capacità amministrative. E dice anche che a suo parere la caduta di Marino avvenne anche per “esigenze nazionali”: “Si sperava che un governo a 5 Stelle alla guida della città mostrasse i suoi fallimenti e quindi si avesse una ripercussione negativa sulle elezioni politiche successive. Di fatto non è andata così ma probabilmente c’è anche questo nella congiuntura”.

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Poi l’ex assessora parla anche dell’arrivo di Stefano Esposito come assessore ai trasporti. Non appena arrivato si schierò con gli autisti che facevano sciopero bianco, disse che andava in curva della Juventus a cantare “Roma merda” e il direttore generale di ATAC si dimise accusandolo di ingerenze, senza contare che non era certo un esperto o un tecnico: “La sua nomina? Veramente il perché ce lo stiamo ancora chiedendo anche noi…”, risponde caustica. E conclude: “Io credo che la città di Roma abbia delle grandi potenzialità, ma ci sono rendite di posizione e poteri che non si interfacciano in modo corretto con la pubblica amministrazione. Se queste cose non le affrontiamo, la prossima volta ci puoi mettere anche Superman in Campidoglio ma non risolverà nulla nemmeno lui”.

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