Libia, Quartapelle: “La Francia ha fomentato Haftar e adesso non lo controllano più”

“Nel governo non c’è nessuna consapevolezza che dalla Libia dipende il 50% della nostra politica estera”. Lia Quartapelle, deputata del Partito Democratico e membro della Commissione affari esteri parla del caos libico, e dello scenario mutato a seguito dell’avvicinamento del generale Khalifa Haftar a Tripoli, capitale e sede del governo di Fayez al Serraj, appoggiato dall’Onu e dall’Italia. La ricercatrice dell’ISPI non ha dubbi, quella che si profila è una nuova guerra civile, “tutti i segnali dicono che Haftar si sta giocando il tutto per tutto, che le truppe a Tripoli sono determinate a resistere e che non c’è nessun tipo di pressione internazionale” spiega alla giornalista di Servizio Pubblico Roberta Benvenuto. Una guerra civile continua e a bassa intensità ma senza interruzioni. Solo ieri, l’aeroporto di Mitiga, l’unico rimasto aperto in questi anni, è stato al centro di un altro bombardamento. Mentre oggi l’Onu ha rinviato la conferenza nazionale libica in programma dal 14 al 16 aprile a Ghadames.

Secondo la deputata Pd il governo Lega-M5s non ha nessuna strategia in merito alla Libia, “abbiamo avuto per sei mesi la sede diplomatica libica senza un ambasciatore. Vuole dire che per sei mesi non abbiamo avuto una persona capace di parlare per il nostro governo, e capace di informare il nostro governo di ciò che succedeva. Un vuoto che paghiamo caro perché altre potenze si sono messe a gestire la vicenda libica”.

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Francia, Russia, Emirati Arabi, Arabia Saudita “che hanno fomentato Haftar e adesso non lo controllano più” e le conseguenze più importanti le subisce proprio l’Italia per una questione di “sicurezza energetica, di migrazioni e per il rischio di insediamenti dell’Isis”. Eppure il governo non sembra avere una vera strategia. “Ricordate il caso del franco CFA, una moneta che aiuterebbe a emigrare” secondo “la fantasia di Di Battista, che ha provocato una crisi gravissima con la Francia e oggi abbiamo le armi tutte spuntate perché la crisi diplomatica l’abbiamo provocata sul nulla”.

“Il fatto che non siamo in grado di fare nessuna azione per riportare pace in Libia dovrebbe essere un campanello di allarme per quello che succede in Libia ma anche per come il governo ha ridotto la reputazione dell’Italia nel mondo. Che nessuno pensi a rivolgersi all’Italia sul dossier libico significa che nessuno si fida del governo italiano“, conclude la parlamentare.